Il REI come misura nazionale di contrasto alla povertà – Approfondimento

Che cos'è il REI? In quest'articolo approfondiremo l'argomento. All'interno troverai poi degli argomenti correlati per avere un quadro completo.
Redazione Economind5 anni ago403812 min

Da alcuni anni l’Italia ha varato un piano nazionale di contrasto alla povertà assoluta che porta il nome di REI, Reddito di Inclusione.

In questo articolo verranno trattati i dettagli di questa misura.

Prima di iniziare ti ricordiamo che sul nostro portale è uscito anche un articolo sul REIS e uno sulle differenze tra REI e REIS, te li citiamo nel caso in cui tu abbia bisogno di fare chiarezza:

Che cosa è il ReIS e come funziona in Sardegna?

Differenze tra il REI ed il ReIS: facciamo chiarezza

Bene, ora proseguiamo col nostro approfondimento sul REI!

Tra il 2014 e il 2017 il dato relativo alla povertà assoluta in Italia è gradualmente aumentato, dal 5,7% al 6,9%, coinvolgendo 5.058.000 di persone a fronte dell’incremento del 2% della ‘povertà relativa’ (passata dal 10,3% al 12,3% nel medesimo lasso temporale).

Un portofogli con poche monete.
La piaga sociale della povertà è tristemente in aumento in Italia ed ha il carattere della trasversalità.

Nel 2016 il 30% della popolazione Italiana era a rischio povertà o esclusione sociale.

Tale fenomeno è infatti altamente pervasivo e, come riportato dai dati Istat, a partire dal 2014 esso non è più rimasto circoscritto a particolari target della popolazione come in passato (principalmente prima riguardava i non occupati e i meno istruiti).

Sembra infatti essersi radicato anche in quelle fasce di persone che parevano esserne immuni, assumendo un carattere di trasversalità totalmente nuovo.

Infatti nel Mezzogiorno l’incidenza della povertà relativa è aumentata  tra gli occupati e anche fra quelli in possesso di un livello di istruzione superiore.

Questo per sottolineare come la povertà sia ‘affare’ di tutti (o quasi).

L’Italia, al pari della Grecia, “deficitava” di un programma nazionale di welfare volto a fronteggiare la povertà assoluta, diversamente da altri Paesi Europei (il Regno Unito ne dispone dal lontano 1948).

Lo strumento di cui lo Stato Italiano dispone per assistere le famiglie indigenti è rappresentato da politiche sociali, mirate, in questo caso, al varo di un Piano nazionale contro la povertà assoluta e all’introduzione del Rei,  Reddito di inclusione, (che ha sostituito il S.I.A, ‘Sostegno all’inclusione attiva’, e l’ASDI, ‘Assegno di Disoccupazione) per la lotta all’indigenza.

Tale misura è stata dapprima introdotta nella legge di Stabilità del 2016 e successivamente disciplinata dal decreto ministeriale risalente a Maggio 2016.

Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università di Trento nonché fautore di questa misura già dal lontano 2011 quando iniziò a idearla, ha descritto il Rei come proposta contenente ‘[…] la più approfondita disamina degli aspetti attuativi legati all’introduzione di una misura contro la povertà mai svolta in Italia’.

Il Rei si configura dunque come un intervento mirato alle famiglie che vertono in condizioni di povertà assoluta, allo scopo di consentirne un miglioramento dello standard di vita attraverso la corresponsione di un importo monetario.

Tale importo viene erogato mediante carta (carta Rei) e l’obiettivo è favorire l’inclusione sociale mediante servizi sociali, educativi e socio-educativi.

Ma anche l’inclusione professionale, mediante corsi di formazione e/o riqualificazione professionale (attraverso la sottoscrizione di un Patto Personalizzato).

Destinatari e Requisiti di accesso al Rei

Destinatari di tale intervento, in nome del carattere universale della misura, sono cittadini Italiani (residenti da almeno due anni nel nostro Paese) e comunitari/non comunitari (che siano però dotati di diritto di soggiorno UE).

Sebbene la titolarità della misura sia in capo allo Stato, la gestione effettiva della stessa è demandata agli enti locali, più precisamente ai comuni i quali ricevono i sussidi dalle rispettive Regioni, in partnership con i soggetti terzi coinvolti (privati e pubblici), come ad esempio i centri per l’impiego.

Il Rei ha subito, come altre manovre, diverse modifiche.

Fino al 1 Luglio 2018 erano infatti necessari dei requisiti familiari, oggi non più richiesti, che prevedevano la presenza all’interno del nucleo familiare di almeno un minorenne, di una persona disabile, di una donna in gravidanza, di un disoccupato con età superiore ai 55 anni.

Ancora validi sono invece i requisiti economici relativi ai nuclei familiari che inoltrano la domanda Rei.

È necessario che essi i) non superino la soglia ISEE di 6,000 euro e non abbiano un ISRE maggiore di 3,000 euro; ii) non abbiano un patrimonio immobiliare (indice di ricchezza) superiore ai 20 mila euro (escludendo la prima casa); iii) non dispongano di un patrimonio mobiliare (conti correnti, depositi, azioni, asset finanziari in generale) superiore ai 10 mila euro (nel caso di nuclei familiari con numero di componenti maggiore di 2), 8 mila euro (n. componenti pari a 2) e 6 mila euro nel caso di nuclei familiari composti da un solo individuo.

A questi si aggiungono dei requisiti residuali (coincidenti con quelli previsti per la corresponsione del ReIS in Sardegna): la titolarità è garantita qualora il nucleo familiare non percepisca già sussidi di disoccupazione o altri ammortizzatori sociali di sostegno al reddito (non sono dunque cumulativi); qualora non possieda autoveicoli/motoveicoli che siano stati immatricolati fino a due anni prima della richiesta e che non possieda navi e imbarcazioni da diporto.

Il Rei prevede la corresponsione per 18 mesi (rinnovabile per un ulteriore anno) di un importo mensile che oscilla tra 187,50 euro, nel caso di nuclei familiari composti da un solo componente, fino a 540 euro circa nel caso di nuclei maggiormente numerosi, con 6 o più componenti.

L’importo viene ridotto nel caso in cui alcuni componenti percepiscano altre forme di trattamento assistenziale e/o dispongano di redditi.

Ai fini del calcolo dell’ISEE infatti, il nucleo familiare può ricomprendere anche componenti maggiorenni non conviventi che siano ancora a carico dei propri genitori ai fini IRPEF.

Stretta di mano, per rappresentare il patto del REI.
La stipula del patto personalizzato è la condizione imprescindibile per poter percepire il Rei, fatti salvi gli altri requisiti.

Il Patto Personalizzato riguarda tutti i componenti del nucleo familiare ed il non rispetto dello stesso implica, nei casi più gravi, la decadenza del beneficio.

Esso viene stabilito sulla base delle esigenze e dei bisogni di ciascuna famiglia titolare del Rei e del suo profilo socio-economico, in termini di status lavorativo, istruzione, formazione, network familiare e sociale.

Questo è di vitale importanza per capire le ragioni della loro condizione di indigenza e per sviluppare un piano che possa essere benefico in tal senso.

L’iter burocratico prevede che la domanda venga presentata agli uffici del proprio Comune, i quali verificheranno i requisiti e provvederanno ad inoltrare le domande legittime all’INPS, cui fa capo la corresponsione del Rei.

Ai titolari dello stesso verrà inviata la carta elettronica (una sorta di bancomat) per il quale vale il limite vincolante di prelievo pari a 240 euro.

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Redazione Economind

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