In quest’articolo verrà spiegato cosa è il ReIS, come e perché è nato, quali benefici ha portato e dove rivolgersi per ottenerlo.
L’Italia, al pari di molte economie europee, si è resa protagonista negli ultimi decenni di quella considerata dai più come una piaga sociale, altamente lesiva per il welfare dei cittadini.
Stiamo parlando di disuguaglianza reddituale e, più nello specifico di povertà assoluta e relativa.
In altri termini, nella società permangono enormi differenze di reddito fra i ‘ricchi’ ed i ‘poveri’.
La Sardegna risulta essere tristemente in linea con il trend registrato su base nazionale e, più precisamente nell’area del Mezzogiorno, relativo ai dati sulla povertà dei nuclei familiari, con un tasso di povertà relativa pari al 17,3% nel 2017, nettamente in rialzo rispetto al 14% registrato nell’anno precedente.
Allo scopo di arginare questa emergenza sociale, in data 29 Maggio 2018 la Regione Sardegna ha deliberato le (potenziate) linee guida per il triennio 2018-2020 relative alle modalità di attuazione della legge regionale 18/2016 ‘Aggiodu torrau’ sul Reddito di inclusione sociale, ReIS.
Tra poco vedremo quali sono stati i benefici di questa misura entrata in vigore ormai due anni fa.
Prima però è bene ricordare che si tratta di un’integrazione ed estensione fatta dalla Sardegna per una misura stabilita a livello nazionale, quella che è chiamata il Rei, Reddito di inclusione (ex S.I.A) dapprima introdotto nella legge di Stabilità del 2016 e successivamente disciplinato dal decreto ministeriale risalente a Maggio 2016.
La Regione Sardegna, stanziando ulteriori fondi regionali a sostegno di questa misura, per un totale di 45 milioni di euro, ha aumentato sia il numero di persone che possono beneficiare del sussidio, sia i soldi che possono essere corrisposti ad ognuno, agendo sul margine intensivo.
‘Aggiodu torrai’ (letteralmente ‘restituzione dell’aiuto’) non a caso, ben rappresenta la ratio di questo intervento di politica pubblica sarda, la quale impone ai beneficiari, fatta eccezione per invalidi gravi e anziani, la restituzione del supporto economico ricevuto dall’ente statale mediante la sottoscrizione di un Patto personalizzato, con il quale il cittadino si impegna, pena la sospensione del sussidio per 6 mesi, a:
- Partecipare a corsi di politiche attive del lavoro.
- Non rifiutare più di due offerte di lavoro presentate agli enti comunali/centri per l’impiego/Aspal.
- Assicurare il percorso formativo e d’istruzione dei minori appartenenti al nucleo familiare.
L’inclusione attiva è infatti al centro di questo provvedimento che vuole mettere i cittadini nelle condizioni di non vivere più nella marginalità, ma di riappropriarsi della propria dignità economica, potendo provvedere autonomamente al mantenimento del proprio nucleo familiare.
Sulla base di questo, tra le molteplici tipologie di intervento di inclusione riguardanti i nuclei familiari titolari del ReIS vengono menzionati la partecipazione a tirocini formativi (anche in ambito culturale, dell’artigianato, turistico, ecc.); progetti volti alla ripresa degli studi scolastici, se precedentemente interrotti; servizi di volontariato e simili.
Il ReIS si configura dunque non già come mero assistenzialismo fine a sé stesso, quanto piuttosto come strumento di inclusione e partecipazione attiva per i nuclei familiari in difficoltà economiche.
Lo stesso assessore regionale alla sanità Luigi Arru ha ribattezzato tale misura sociale come una ‘politica attiva’, di ‘welfare generativo’, i cui effetti attesi andranno a ricadere sull’intera comunità.
Il compito dello Stato infatti, quale pianificatore centrale, è quello di assistere i propri cittadini che, per i più svariati motivi, potrebbero gravare in condizioni di indigenza e di povertà.
Non solo ragioni di tipo etico sono alla base dell’intervento statale, ma anche motivazioni di stampo prettamente pragmatico: uno Stato che non si presta ad aiutare i propri cittadini potrebbe sperimentare, nel medio – lungo periodo, episodi di instabilità sociale, attenuazione dei consumi, mancanza di mobilità sociale.
Tutto questo avrebbe gravi ripercussioni a livello macroeconomico che andrebbero ad impattare l’economia Italiana in toto e, conseguentemente, famiglie e imprese.
Questo è uno dei motivi per i quali, recentemente, alcune figure e in particolare il consigliere regionale Luca Pizzuto, hanno lottato per impedire che il finanziamento regionale per il ReIS venisse ridotto.
Chi sono i titolari del ReIS?
Nuclei familiari, anche uni personali e famiglie di fatto (ma almeno uno dei componenti deve disporre del requisito di residenza nella regione da almeno due anni) possono, in linea di principio, richiedere il ReIS.
Permangono una serie di requisiti rispetto ai quali è condizionata la titolarità del beneficio, secondo cui:
- La persona che fa richiesta del ReIS non deve beneficiare di supporti assistenziali/previdenziali/indennitari per un ammontare superiore a 800 euro.
- Nessun componente del nucleo familiare deve beneficiare di ammortizzatore sociali, a sostegno del reddito e/o a sostegno della disoccupazione involontaria (es. Naspl).
- Nessun componente del nucleo familiare deve possedere autoveicoli/motoveicoli di prima immatricolazione nei due anni precedenti la domanda e di imbarcazioni da diporto.
- Nessun componente del nucleo deve essere affetto da ludopatia, dipendenze patologiche e faccia consumo di tabacco e/o alcool.
Le famiglie eligibili per il ReIS dovranno presentare domanda presso gli uffici comunali e attendere l’erogazione del sussidio, unitamente al percorso personalizzato.
L’unica eccezione è rappresentata dai nuclei familiari ammessi al Rei dal 1/01/2018 alla data di scadenza degli Avvisi comunali, i quali non devono presentare alcuna domanda, ma vengono inseriti in automatico nella graduatorie di accesso al ReIS (Priorità 1).
Gli altri requisiti di accesso vengono stabiliti sulla base di specifiche priorità:
– I nuclei familiari non ammessi al Rei e quelli con ISEE <= 3000 euro, accedono nel seguente ordine: sprovvisti di dimora, con 6 o più componenti, con almeno un componente del nucleo di età pari o superiore ai 50 anni; coppie di giovani sposati/conviventi di età pari o inferiore ai 40 anni (Priorità 2);
– I nuclei familiari non ammessi al Rei e quelli con ISEE < =6000 euro (Priorità 3);
– I nuclei familiari con 4 o più figli a carico e 6000<=ISEE < =9000 euro (Priorità 4);
– I nuclei familiari non ammessi al Rei e quelli con ISEE <= 9000 euro e con ISRE<= 3000 e patrimonio immobiliare nullo. (Priorità 5).
Durata del REIS e ammontare corrisposto
La durata varia da 6 a 9 mesi, rinnovabile per un massimo di due volte.
L’Ammontare corrisposto mensilmente varia da un minimo di 200 euro (con nuclei uni personali), ad un massimo di 540 euro (per nuclei composti da 4 o più componenti).
Queste somme risultano essere superiori rispetto a quelle previste dalla misura nazionale Rei (comprese tra un minimo di 187.50 per nuclei uni personali ed un massimo di 539,82 per famiglie con 6 o più componenti).
Innegabile è l’atteggiamento proattivo della Regione Sardegna proteso ad intervenire efficacemente e a contenere, nei limiti del possibile, la minaccia sociale della povertà.
Un primo passo nella giusta direzione è certamente preferibile ad un inutile e oltremodo dannoso immobilismo.